mercoledì 25 febbraio 2015
venerdì 31 gennaio 2014
Urban Camping II
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
Camping is defined as getting away from an urban area, and
enjoying nature, spending one or more nights on a location. As such, the
phrase urban camping contradicts itself.
Urban camping informally and unexpectedly revealed itself in examples
such as parents camping in front of a school to enroll their kids or
Harry Potter fans camping in front of a store to buy the newest release.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
A new interest in city traveling has sparked a rise in low-budget
traveling accommodation requiring a rethinking of urban visitor sleeping
solutions. Existing low budget hotels, but also contemporary youth
hostels are a limited and often poor answer to this general demand for
cheap lodging in the city-centers. On the other hand, campers trying to
visit cultural city centers on their drifting routes, often encounter
camping areas located in the city’s anonymous expanding outer limits.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
IEA wants to setup an experimental process
of research and design around this topic. The first results of this
ongoing study where presented in the exhibition, ‘It’s about time Expo
2030’ last summer at the Designcenter De Winkelhaak in Antwerp. The
exposed material was mainly focusing on analyzing the phenomena of urban
camping and trying to relate it to other topics such as: temporal
territories, vertical staging of landscapes, multiple readings and
interpretations on urban green and their potentials.
As a synthesis IEA presented a proposal for a
new type of ‘small scale’ urban camping, DC/UC I , that was supposed
to be erected in the courtyard of the Designcenter and tried out for 2
months by visitors of the exhibition. Unfortunately this was not
fulfilled due to time limitations.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
Now IEA wants to pursue this
reality-check, scale 1:1, in the public realm. A second generation and
more refined model of the UC is designed and ready to be realized. For
the KAAILAND Festival exposition on mobile
Architecture, SK/UC II (4) is build on the Antwerp quays near the river
Schelde.
This type can be implanted in any city centre that likes to experiment
with this new type of urban camping. That is open to create a place for
local and international travelers that are welcomed to stay for an
‘escape’ into rather than away from the city life. To create a place
where adventurous city wanderers can stay overnight, meet other campers,
find a safe shelter with basic designed practical facilities focusing
on extraordinary vistas of city exploration.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
UC II is a part of a larger global
investigation, repurposing existing territories for camping and
designing shelters tailored to the urban environment.
The last 5 years UC has been erected three times in Antwerp (Belgium),
one time in Copenhagen (Denmark) and one time in Amsterdam (The
Nederlands). size: m2: 4×12m² camping spots + 3×4 m² sitting places
Budget range : Around € 50.000
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© Filip Dujardin . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© import.export Architecture . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© import.export Architecture . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© import.export Architecture . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© import.export Architecture . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© import.export Architecture . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
© import.export Architecture . Pubblicata il 15 Gennaio 2014.
Per Info: http://europaconcorsi.com/projects/248611?utm_campaign=ec_newsletter&utm_content=project_248611&utm_medium=email&utm_source=newsletter_419
mercoledì 26 ottobre 2011
mercoledì 5 ottobre 2011
8 bambini che hanno provato a cambiare il mondo
Dove gli adulti falliscono o dimostrano tutti i loro limiti, spesso sono i bambini a rimettere le cose a posto: a questo tema il sito americano TreeHugger ha recentemente dedicato un articolo, proponendo 6 storie di piccoli grandi ambientalisti che, con semplicità e schiettezza, si sono resi protagonisti di azioni importanti a tutela della natura. Noi ci siamo presi la libertà di aggiungere all’elenco due bambini molto speciali, la canadese Severn Suzuki e il tedesco Felix Finkbeiner.
1. Caitlyn Larsen
Caitlyn è un bambina di 10 anni di Orogrande, New Mexico. Un giorno, guardando fuori dalla finestra della sua cameretta, si è accorta che sul fianco di una montagna vicina si stava aprendo uno strano buco. Indagando, Caytlin ha scoperto che si trattava di una nuova cava mineraria. A questo punto, la ragazzina ha preso carta e penna e ha scritto ai giornali, per raccontare come quei lavori di scavo stessero devastando il paesaggio intorno alla sua città. La lettera non è passata inosservata ed è finita sulla scrivania del direttore della New Mexico Mining and Mineral Division, che ha convinto la società a bloccare le perforazioni: la montagna di Caitlyn è salva!
2. Birke Baehr
A soli 11 anni Birke ha le idee molto chiare in tema di alimentazione: è infatti un convinto paladino del biologico ed è diventato protagonista di incontri nelle scuole americane, per raccontare la propria esperienza e sensibilizzare i coetanei, invitandoli a riflettere sul valore nutrizionale di ciò che mangiano, sugli OGM e sull’uso di pesticidi e di altre sostanze nocive nelle coltivazioni.
3. Olivia Bouler
Ricordate il disastro della Deepwater Horizon, che lo scorso anno ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero? Di fronte a tanta devastazione ambientale, l’undicenne Olivia ha deciso di darsi da fare in prima persona, collaborando con la National Audubon Society per vendere i disegni degli esemplari di uccelli più colpiti dalla marea nera. La vendita ha fruttato oltre 200.000 dollari, che sono stati devoluti ad azioni di ripristino degli ecosistemi del Golfo. In occasione del primo anniversario dell’incidente, Olivia ha anche pubblicato un libro, perché quanto accaduto non venga dimenticato ma rappresenti un monito per il futuro.
4. Cole Rasenberger
A 8 anni Cole si è impegnato attivamente per salvare le foreste della sua regione, nel North Carolina, coinvolgendo numerosi coetanei della propria scuola. La sua iniziativa è stata di una semplicità estrema: i bambini hanno inviato delle cartoline firmate alle catene di fast food per chiedere loro di passare a packaging riciclati e sostenibili. La mobilitazione ha centrato un obiettivo importante, ottenendo risposte ed impegni da un colosso del settore, McDonald’s. Successivamente, gli sforzi di Cole si sono concentrati su una seconda catena, la KFC: l’azienda ha ricevuto direttamente dalle mani del bambino ben 6.000 cartoline, grazie al coinvolgimento degli allievi di altre scuole elementari della zona, ma al momento non ha offerto riscontri positivi. L’importante, però, è non mollare!
5. Mason Perez
A 9 anni Mason ha fatto una constatazione di una semplicità disarmante: si è reso conto che il getto d’acqua che scaturiva dai rubinetti del bagno della scuola, del campo di baseball, dei negozi e delle case della sua città era inutilmente forte. Per questo, ha scritto al sindaco chiedendogli di abbassare la pressione dell’acqua nelle tubature, ottenendo un risparmio idrico calcolato tra il 6% e il 25%.
6. Ashton Stark
A 14 anni Ashton ha deciso che era ora di tagliare le emissioni di CO2 della propria famiglia: con questo obiettivo, ha preso la vecchia auto dei nonni, parcheggiata in garage a prendere polvere, e l’ha dotata di nove batterie da golf cart. Ora la vecchia auto può viaggiare ad una velocità massima di poco più di 70 km/h – non molto, ma sufficiente per spostarsi in città – senza emettere anidride carbonica.
7. Severn Suzuki
Nel 1992, a soli 12 anni, Severn promosse una raccolta fondi con la Environmental Children's Organization (ECO), un gruppo di bambini ecologisti da lei fondato 3 anni prima, per poter prendere parte al Vertice della Terra delle Nazioni Unite, a Rio de Janeiro. Qui, in soli sei minuti e con parole semplici, schiette ed efficaci, Severn espresse il punto di vista di una bambina sui maggiori problemi ecologici, zittendo (momentaneamente…) i potenti del mondo. Oggi, a 30 anni, Severn continua nel suo impegno a favore della tutela dell’ambiente, collaborando con The Skyfish Project.
8. Felix Finkbeiner
A 9 anni, dopo una lezione della sua maestra sulla fotosintesi clorofilliana, Felix decise di piantare un piccolo albero sul davanzale della finestra della sua classe, per poi esclamare, con quell’entusiasmo genuino tipico dei più piccoli, “Pianterò un milione di alberi in Germania”. Oggi Felix ha 13 anni e, al motto Stop talking! Start planting!, ha superato il suo obiettivo: ha infatti piantato il milionesimo albero il 4 maggio 2011. Alla cerimonia erano presenti rappresentanti politici e Ministri dell'Ambiente di ben 45 nazioni.
Piccoli grandi uomini da cui i "veri" grandi dovrebbero prendere esempio.
di Lisa Vagnozzi
1. Caitlyn Larsen
Caitlyn è un bambina di 10 anni di Orogrande, New Mexico. Un giorno, guardando fuori dalla finestra della sua cameretta, si è accorta che sul fianco di una montagna vicina si stava aprendo uno strano buco. Indagando, Caytlin ha scoperto che si trattava di una nuova cava mineraria. A questo punto, la ragazzina ha preso carta e penna e ha scritto ai giornali, per raccontare come quei lavori di scavo stessero devastando il paesaggio intorno alla sua città. La lettera non è passata inosservata ed è finita sulla scrivania del direttore della New Mexico Mining and Mineral Division, che ha convinto la società a bloccare le perforazioni: la montagna di Caitlyn è salva!
2. Birke Baehr
A soli 11 anni Birke ha le idee molto chiare in tema di alimentazione: è infatti un convinto paladino del biologico ed è diventato protagonista di incontri nelle scuole americane, per raccontare la propria esperienza e sensibilizzare i coetanei, invitandoli a riflettere sul valore nutrizionale di ciò che mangiano, sugli OGM e sull’uso di pesticidi e di altre sostanze nocive nelle coltivazioni.
3. Olivia Bouler
Ricordate il disastro della Deepwater Horizon, che lo scorso anno ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero? Di fronte a tanta devastazione ambientale, l’undicenne Olivia ha deciso di darsi da fare in prima persona, collaborando con la National Audubon Society per vendere i disegni degli esemplari di uccelli più colpiti dalla marea nera. La vendita ha fruttato oltre 200.000 dollari, che sono stati devoluti ad azioni di ripristino degli ecosistemi del Golfo. In occasione del primo anniversario dell’incidente, Olivia ha anche pubblicato un libro, perché quanto accaduto non venga dimenticato ma rappresenti un monito per il futuro.
4. Cole Rasenberger
A 8 anni Cole si è impegnato attivamente per salvare le foreste della sua regione, nel North Carolina, coinvolgendo numerosi coetanei della propria scuola. La sua iniziativa è stata di una semplicità estrema: i bambini hanno inviato delle cartoline firmate alle catene di fast food per chiedere loro di passare a packaging riciclati e sostenibili. La mobilitazione ha centrato un obiettivo importante, ottenendo risposte ed impegni da un colosso del settore, McDonald’s. Successivamente, gli sforzi di Cole si sono concentrati su una seconda catena, la KFC: l’azienda ha ricevuto direttamente dalle mani del bambino ben 6.000 cartoline, grazie al coinvolgimento degli allievi di altre scuole elementari della zona, ma al momento non ha offerto riscontri positivi. L’importante, però, è non mollare!
5. Mason Perez
A 9 anni Mason ha fatto una constatazione di una semplicità disarmante: si è reso conto che il getto d’acqua che scaturiva dai rubinetti del bagno della scuola, del campo di baseball, dei negozi e delle case della sua città era inutilmente forte. Per questo, ha scritto al sindaco chiedendogli di abbassare la pressione dell’acqua nelle tubature, ottenendo un risparmio idrico calcolato tra il 6% e il 25%.
6. Ashton Stark
A 14 anni Ashton ha deciso che era ora di tagliare le emissioni di CO2 della propria famiglia: con questo obiettivo, ha preso la vecchia auto dei nonni, parcheggiata in garage a prendere polvere, e l’ha dotata di nove batterie da golf cart. Ora la vecchia auto può viaggiare ad una velocità massima di poco più di 70 km/h – non molto, ma sufficiente per spostarsi in città – senza emettere anidride carbonica.
7. Severn Suzuki
Nel 1992, a soli 12 anni, Severn promosse una raccolta fondi con la Environmental Children's Organization (ECO), un gruppo di bambini ecologisti da lei fondato 3 anni prima, per poter prendere parte al Vertice della Terra delle Nazioni Unite, a Rio de Janeiro. Qui, in soli sei minuti e con parole semplici, schiette ed efficaci, Severn espresse il punto di vista di una bambina sui maggiori problemi ecologici, zittendo (momentaneamente…) i potenti del mondo. Oggi, a 30 anni, Severn continua nel suo impegno a favore della tutela dell’ambiente, collaborando con The Skyfish Project.
8. Felix Finkbeiner
A 9 anni, dopo una lezione della sua maestra sulla fotosintesi clorofilliana, Felix decise di piantare un piccolo albero sul davanzale della finestra della sua classe, per poi esclamare, con quell’entusiasmo genuino tipico dei più piccoli, “Pianterò un milione di alberi in Germania”. Oggi Felix ha 13 anni e, al motto Stop talking! Start planting!, ha superato il suo obiettivo: ha infatti piantato il milionesimo albero il 4 maggio 2011. Alla cerimonia erano presenti rappresentanti politici e Ministri dell'Ambiente di ben 45 nazioni.
Piccoli grandi uomini da cui i "veri" grandi dovrebbero prendere esempio.
di Lisa Vagnozzi
giovedì 15 settembre 2011
Living Infrastructure
Growing your own house may seem like a new idea, but what about growing pieces of functional infrastructure? That’s exactly what the locals of Nongriat in Meghalaya, India have been doing for the past 500 years. In that time, they’ve grown bridges over one hundred feet in length and strong enough to support the weight of more than 50 people. There are even “double decker” bridges! More after the jump!
The fifteen meters of annual rainfall of the Cherrapunji region–a figure aggrandized by frequent flash floods–accelerate the flow of its rivers and streams, the fierceness and destructive power of which few wooden or steel bridges could withstand. Transport across the region’s numerous water channels is necessary, whether to return to one’s dwelling after fishing or clothes washing or to escape the dangers of one place to move to another. But how?
Photo: Daily Mail |
The locals’ answer lie in the sloping hills hugging the contour of the water channels, where a species of rubber tree flourishes. From the upper trunk of the ficus elastica, secondary roots grow outwards with great profuseness. The tribes people realized half a millenia ago that they could use these roots to forge a pass across the water below, using hollowed out betel nut trunks to guide the direction of the roots’ growth.
Once the roots make their way across the water to the opposite bank, they take hold. Here, they continue to grow and strengthen, not only stabilizing the bridge platform, but also reinforcing the bank walls. The full cycle of bridge-growing may take ten to fifteen years to complete, necessitating the locals’ aboricultural knowledge to be passed on from older to younger generations, who will, perhaps, personally continue the former’s work.
Fonte : http://www.architizer.com/en_us/blog/dyn/29362/living-infrastructure/Forest Pavilion
nARCHITECTS’ Forest Pavilion - completed in May 2011 - serves as a shaded meeting and performance space for visitors to the Da Nong Da Fu Forest and Eco-park in Hualien province, Taiwan. The project was conceived within the context of an art festival organized by Taiwan’s\ Forestry Bureau to raise public awareness of a new growth forest that is being threatened by development. The pavilion is comprised of eleven vaults built with freshly cut green bamboo, a material first used by nARCHITECTS in the internationally acclaimed 2004 Canopy for MoMA P.S.1. As an extension of techniques developed in 2004’s Canopy for MoMA/P.S.1, the 60’ diameter and 22’ tall pavilion is built with green bamboo. Forest Pavilion was chosen to host the opening and closing ceremonies of the art festival, becoming a focal point for the park.
This new circular gathering space emerges from the ground in a series of eleven green bamboo shading vaults, organized in two rings around a void. The plan is inspired by the rings of a tree, and the different form of the vaults by growth patterns in nature. In the same way that the infinite variety of shapes in a tree emerge from very simple branching rules, the configuration of vault shapes uses a single geometry, the parabolic arch, in a way that could in theory generate endless configurations.
The pavilion is also designed to be used as a small outdoor theater. The circular ring of decking serves as either seating for spectators watching a performance in the central void space, or as a circular stage. nARCHITECTS’ mission was to design a landmark installation suited for the vast scale of its scenic site, while providing a sense of enclosure, shade, and seating for park visitors and various scheduled events. Forest Pavilion’s relationship to the existing site is diaphanous and light – the pavilion sits lightly in its environment with minimal disruption, yet with lighting becomes a beacon at night, underscoring the relative emptiness of the valley.
Hualien County is the traditional territory of the aboriginal Taiwanese Amis tribe. Used for sugarcane cultivation under Japanese rule and eventually passing into the Taiwanese government’s hands, the Forestry Bureau faced criticism for not involving local inhabitants in the planning and development of the Eco Park. While there is broad support for preserving the forest, there are also plans for development by the provincial government, including the construction of a casino. In recognition of the cultural diversity of the region, the pavilion’s vaults, each one presenting a unique ‘gateway’ into the meeting space, sought to formalize this diversity and suggest an opportunity for unity in support of a greater environmental benefit.
martedì 2 agosto 2011
La casa ibrida: low cost ed ecologica
Questo progetto di Joseph Sandy è stato recentemente premiato alla $300 House Competition
Ideare un progetto abitativo realizzabile con al massimo 300 dollari. Questa la sfida lanciata dal concorso indetto dal blog Harvard Business Review e dal centro per l’efficienza energetica e la sostenibilità Ingersoll Rand.
Ed ecco come ha risposto uno dei vincitori, l’architetto e designer Joseph Sandy che ha progettato Hybrid House: un concept innovativo che integra materiali riciclati e a basso costo dando vita a una casa semplice ma molto efficiente.
Utilizzando materiali di scarto - come tavole di legno compensato, terra e lamiera ondulata - la casa ibrida è formata da blocchi di terra compressa e da una struttura leggera in legno. Completa di persiane in legno l’abitazione è in grado di sfruttare al meglio la brezza dei venti, riducendo al minimo la necessità di aria condizionata.
Iscriviti a:
Post (Atom)