venerdì 30 ottobre 2009
Come e in che misura l’efficienza energetica sta cambiando il mercato delle costruzioni
Il Primo rapporto CRESME - SAIE
ENERGIA E COSTRUZIONI: COSA STA SUCCEDENDO?
Come e in che misura l’efficienza energetica sta cambiando il mercato delle costruzioni
Quantificare e tenere sotto osservazione l’impatto economico che i processi tecnologici e le dinamiche della domanda e dell’offerta stanno determinando sul mercato delle costruzioni. E’ questo il principale obiettivo del Primo Rapporto su ENERGIA E COSTRUZIONI promosso da SAIENERGIA e realizzato dal CRESME presentato in apertura del Saie 2009.
“Il nocciolo della ricerca – puntualizza l’amministratore delegato del CRESME, Lorenzo Bellicini - è costituito dall’analisi del mercato che investe direttamente l’edilizia e il settore delle costruzioni. Ci siamo posti tutta una serie di domande e abbiamo cercato le risposte. Ad esempio quanto pesa il mercato del risparmio energetico sulle chiusure trasparenti? Sui 6 milioni di finestre realizzate nel 2009? Sui sistemi vetrati, sui sistemi di schermatura? Quanto invece sulle chiusure opache? Sui 46 milioni di metri quadri di pareti che verranno realizzate nonostante la crisi? Una sezione specifica l’abbiamo dedicata agli effetti sulla produzione e sul mercato della climatizzazione, riscaldamento e raffreddamento. Abbiamo stimato che nel 2009 si stiano sostituendo circa 900.000 impianti autonomi e abbiamo analizzato quali i cambiamenti nelle scelte delle caldaie o dei nuovi impianti e come queste scelte modifichino le performance energetiche. Un’attenzione particolare l’abbiamo dedicata ai sistemi di automazione e controllo e ovviamente alle fonti energetiche alternative al petrolio...."
E quali sono i risultati che si stanno ottenendo nelle nuove costruzioni e nella riqualificazione del patrimonio esistente?
“L’Italia è un Paese in forte ritardo rispetto al “pacchetto clima” dell’Unione Europea basato sul risparmio 20-20-20 finalizzato ad una progressiva riduzione delle emissioni di Co2, tanto che siamo stati condannati a pagare penali per 550 milioni di euro. E sappiamo bene che il maggior contributo al risparmio e alla riduzione delle emissioni di Co2, potenzialmente proviene proprio dagli interventi di recupero energetico sul parco di immobili esistente. Basti soltanto l’esempio degli interventi di retrofit ipotizzati al momento delle manutenzioni ordinarie e straordinarie, che sarebbero in grado di far risparmiare 57,1 GWh già nel 2016 e quasi 83,8 GWh nel 2020 tenendo conto dei soli settori residenziale e terziario. Un risultato che inciderebbe per quasi il 64% dei risparmi energetici complessivi ipotizzati a quell’anno.”
Nel Rapporto vengono descritte le potenzialità di risparmio delle diverse soluzioni tecnologiche e progettuali, per capire e valutare in che misura le diverse modalità costruttive riescono ad avvicinarsi all’obiettivo emerso dalle più recenti e approfondite analisi che evidenziano come una esposizione ottimale dell’edificio possa far risparmiare intorno al 3% del consumo di energia. Anche in questo caso un esempio aiuta a comprendere le grandi potenzialità esistenti nel settore e che le soluzioni sono realmente a porta di mano: con un costo di 380 euro/mq per l’acquisto di finestre termoisolanti si è in grado di ridurre del 18% le emissioni di Co2. Un investimento questo, destinato all’acquisto di vetri “basso –emissivi”, che si ripaga in 10 anni.
Alcuni effetti importanti dei provvedimenti avviati iniziano a vedersi. Ad esempio l’effetto dell’introduzione del “conto energia” ha portato la produzione di energia da solare fotovoltaico, benché ancora limitata, ad un incremento del 395% da 39 GWh a 139 GWh.
Riduzione della CO2: i ritardi dell’Italia
Il “pacchetto clima” della Commissione Europea 20-20-20 (20% dei consumi coperti da energia rinnovabile, -20% le emissioni di gas serra, miglioramento del 20% nell’efficienza energetica) da attuare entro il 2020 prevede per l’Italia un abbattimento del -14% dell’emissione di CO2 rispetto alle emissioni totali 2005 e una produzione da fonti rinnovabili pari al 17% del consumo energetico finale. La riduzione di emissioni di gas serra deve comprendere il –20% da parte dei settori energivori (ETS) ma anche il –13% dei settori non ETS. Con quest’ultimo provvedimento si investe di un obbligo di riduzione delle emissioni anche le famiglie (stili di consumo) e gli edifici (produzione, consumo ed efficienza). Già nell’anno in corso l’Italia è inadempiente per quanto riguarda le emissioni e dovrà pagare le multe UE per 555 milioni di Euro. Anche sul fronte del consumo di energia rinnovabile l’Italia appare indietro rispetto al target del 17% nel 2020 poiché, al 2006 si collocava al 7% ed al 2008 si stima possa collocarsi attorno all’8,5%. Riguardo al solo consumo di energia elettrica, l’Italia si trova in posizione meno difficile poiché già nel 2008 consumava il 24,0% di energia rinnovabile (tra prodotta e importata) su un target che si prevede a circa il 30% nel 2020.
Fonte: Edilio
mercoledì 21 ottobre 2009
Non c'è tempo da perdere per quanto riguarda l'eco-economia
La crisi economica e questioni di interesse globale come i cambiamenti climatici potrebbero fornire nuove opportunità commerciali, nuovi mercati e nuovi posti di lavoro, se l'Europa riuscirà a compiere il passo verso un'economia eco-efficiente. Questo è ciò che hanno concluso i ministri europei per la Competitività a un incontro informale tenutosi in Svezia il 14 e 15 ottobre. Organizzato dalla presidenza svedese del Consiglio dell'Unione europea, l'incontro è stato la continuazione delle discussioni avvenute a luglio tra i ministri per l'Energia e i ministri per l'Ambiente. In linea con la strategia di Lisbona e con le tecnologie e le industrie verdi, che sono alla base della creazione di prosperità e posti di lavoro per i prossimi decenni, i ministri hanno sottolineato che la futura strategia dell'UE per la crescita e l'occupazione dovrebbe avere come punto centrale il passaggio ad un'eco-economia. I relatori hanno insistito sul fatto che la transizione deve iniziare subito, visto che più si aspetta, più saliranno i costi. L'Europa potrebbe rischiare di perdere i vantaggi legati alla crescita del mercato internazionale se l'iniziativa verrà prima adottata da altre economie. Sfruttare le sfide ambientali ed economiche attuali per ricaricare le sue batterie economiche, potrebbe comportare notevoli vantaggi e nuove opportunità per l'Unione europea. Inoltre, un'economia eco-efficiente condurrebbe alla crescita consumando meno risorse naturali. Per poter raggiungere questi obiettivi - si è detto all'incontro - va adottato un nuovo approccio per un'ampia gamma di industrie. Molte industrie dispongono di grandi potenzialità per lo sviluppo di un approccio eco-compatibile, tra queste quelle delle tecnologie efficienti per l'energia e le risorse, dell'energia rinnovabile, delle tecnologie ambientali, delle tecnologie dell'informazione e della telecomunicazione (TIC) e del trasporto sostenibile. Uno dei passi più importanti verso l'eco-economia è la creazione delle condizioni di mercato e commerciali giuste, e a questo potrà contribuire l'accordo internazionale sui cambiamenti climatici che dovrebbe essere approvato a dicembre a Copenaghen. All'incontro si è parlato anche di un prezzo internazionale sul carbonio, come importante incentivo per invitare i mercati a investire nelle tecnologie verdi. Si è inoltre discusso degli aspetti centrali necessari per passare a un'eco-economia, tra i quali la necessità di illustrare alle aziende e all'industria il potenziale di crescita di tale economia, nonché l'impegno nella ricerca, innovazione, sviluppo e creazione di nuovi prodotti correlati. Altri strumenti importanti sono rappresentati da una normativa per gli appalti pubblici e specifiche di funzionamento più verdi. Sono state altresì menzionate le piccole e medie imprese (PMI), che rappresentano il 99% di tutte le aziende dell'Unione europea. Vista la loro massa critica e influenza, è importante fornire alle PMI le condizioni giuste per agevolare il loro passaggio verso l'eco-efficienza. Tra gli ostacoli da superare sulla strada verso l'eco-economia ci sono le barriere istituzionali e burocratiche, i finanziamenti insufficienti per l'eco-trasformazione delle aziende e le conoscenze carenti su come effettuare la transizione.
Fonte: Cordis
Riduzione emissioni, maggiori investimenti dall'UE
Le crescenti preoccupazioni sui cambiamenti climatici, l'approvvigionamento energetico e la competitività attanagliano i cittadini europei. La Commissione europea è determinata ad affrontare questi problemi, che assumono dimensioni sempre maggiori, e ha esortato autorità pubbliche, imprese e ricercatori a unire le proprie forze per sviluppare le tecnologie necessarie per rispondervi in maniera adeguata. La data prefissata è il 2020. La Commissione, nella proposta presentata lo scorso 7 ottobre dal titolo "Investire nello sviluppo di tecnologie a basse emissioni di carbonio" propone di catturare e stoccare le emissioni degli impianti a carbone, per ridurre le emissioni di gas a effetto serra (cattura e sequestro del carbonio, CCS). Nella stessa, la Commissione stima che per i prossimi dieci anni si renderà necessario un investimento supplementare di 50 miliardi di euro nella ricerca sulle tecnologie energetiche. Ciò significa che l'UE dovrà mettere a disposizione altri 5 miliardi di euro da aggiungere ai 3 miliardi già stanziati annualmente. La Commissione ritiene che il piano strategico europeo per le tecnologie energetiche (SET), che è il pilastro della politica comunitaria sull'energia e il clima, dovrebbe garantire l'attuazione di un'economia a basse emissioni di carbonio. Insieme alla comunità dei ricercatori e alle imprese, la Commissione ha stabilito delle "tabelle di marcia" tecnologiche che individuano le tecnologie a bassa emissione di carbonio con un forte potenziale a livello comunitario in sei settori: energia eolica, solare, reti elettriche, bioenergie, cattura e stoccaggio del carbonio e fissione nucleare sostenibile.La selezione è stata effettuata sulla base di un processo di consultazione che ha coinvolto anche il Sistema informativo sulle tecnologie energetiche strategiche (SETIS), che offre i risultati aggiornati della ricerca sullo stato attuale della stessa, sulle previsioni di ricerca e sugli investimenti a favore delle tecnologie a basse emissioni di carbonio nell'ambito della ricerca e sviluppo (R&S). Il piano prevede che la parte più consistente degli investimenti, 16 miliardi di euro, siano allocati al solare e che 13 miliardi siano destinati alla cattura e allo stoccaggio delle emissioni di gas a effetto serra. Infine, la Commissione desidera che le tecnologie vengano messe a disposizione per gli impianti che entreranno in funzione dopo il 2020. La Commissione ritiene che la transizione a un'economia a basse emissioni di carbonio sia proprio la direzione in cui l'UE è chiamata a muoversi, poiché il punto cruciale del problema sono i combustibili fossili. L'approvvigionamento energetico dell'UE dipende per l'80% dai combustibili fossili, combustibili in larga misura importati dall'estero, disponibili in quantità sempre minori e a prezzi sempre più alti. Il passaggio porterà con sé crescita economica e nuovi posti di lavoro. Incentivando e sostenendo un'economia a basse emissioni di carbonio l'Europa potrà ridurre drasticamente il conto energetico per l'estero e guadagnare una posizione primaria nel settore delle tecnologie pulite ed efficienti.
Fonte: Cordis
Fonte: Cordis
martedì 20 ottobre 2009
Wall House
As opposed to the general notion that our living environments can be properly described and designed in plan, this project is a design investigation into how the qualitative aspects of the wall, as a complex membrane, structure our social interactions and climatic relationships and enable specific ecologies to develop. The project breaks down the traditional walls of a house into a series of four delaminated layers (concrete cave, stacked shelving, milky shell, soft skin) in between which the different spaces of the house slip. From the inside out the layers build upon one another, both materially and geometrically, blurring the boundary between the interior and the exterior.
http://europaconcorsi.com/projects/27068-Wall-House/images/802621/slideshow
venerdì 16 ottobre 2009
Sara' da 25 MW la prima centrale elettrica a osmosi
A Tofte, non molto distante da Oslo, in Norvegia, sarà messa in funzione il 24 novembre 2009 la prima centrale elettrica ad osmosi che a regime, nel 2015, avrà una potenza di 25 MW. Dopo oltre 300 anni dalla scoperta dell'osmosi da parte del fisico padre Jan-Antoine Nollet e alla scoperta dei principi fisici dell'osmosi da parte del fisico olandese Van 't Hoff esattamente 200 anni fa.
Quando acqua salata e acqua dolce sono divise da una sottile membrana semi-permeabile si crea un flusso d'acqua dolce verso quella salata. In questo modo è possibile creare una differenza di pressione tra i due contenitori divisi dalla membrana che può raggiungere 12 bar (differenza piezometrica di 120 m circa). Tale differenza di pressione dipende da: tipo di membrana, ampiezza delle superfici della membrana e concentrazione salina. La differenza di pressione può essere utilizzata per produrre energia elettrica (si veda il video 1).
L’energia da osmosi è rinnovabile ed è ovviamente disponibile liberamente in natura come alte fonti energetiche marine elencate nel portale EnergoClub. E' importante evidenziare che questa tecnologia innovativa permetterà di accedere a una parte dei 1.600-1.700 TWh all’anno disponibile in natura, pari al 50% della attuale produzione di energia elettrica dell’interna Unione Europea (si veda il video 2). Si tenga presente che il nostro fabbisogno nazionale attuale è poco oltre i 300 TWh. I paesi del nord europa sono favoriti per quantità di acqua dolce (la Norvegia dispone di quantità 2-3 volte maggiori rispetto l'Italia). In compenso la salinità dei nostri mari è maggiore.
Il contributo delle centrali di potenza ad osmosi potrà interessare tutti i paesi che hanno fiumi che sfociano in mare o negli oceani e, in particolare, dove ci sono zone industriali limitrofe. L’Italia in questo è sicuramente favorita come d’altronde è favorita da altre fonti rinnovabili rispetto ad altri paesi (solare, biomassa). La tecnologia basata sulla osmosi ha enormi vantaggi in termini di silenziosità, impatto sull’ambiente, accettabilità sociale.
La centrale prototipo ad osmosi è il frutto di oltre 10 anni di ricerca della Statkraft e ha una potenza di 25 MW. Il progetto è partito nel 1997 e ha coinvolto parecchi ricercatori di paesi diversi. Dopo l’avvio della prima centrale sono previsti una serie di test ed esperimenti finalizzati ad industrializzare la soluzione per la commercializzazione entro alcuni anni.
Statkraft è una multinazionale dell’energia con un fatturato lordo di 3,1 miliardi di € con 3.200 persone, sedi in 20 paesi e si distingue per aver investito ed investire nelle fonti rinnovabili.
Considerando i tempi di sviluppo dei progetti e delle tecnologie energetiche (quello delle centrali osmosi sembra rapido), l’accettabilità sociale, l’impatto sull’ambiente (e sulle “coscienze” che auspicano l'uso delle fonti rinnovabili), abbiamo buoni motivi di ritenere le centrali ad osmosi preferibili rispetto ad una centrale a carbone o nucleare. Se incertezze ci sono quelle sono per il momento confinate nell’ambito dei costi diretti mentre in quelli indiretti ha già accumulato un vantaggio apprezzabile.
Fonti: Wiki-Omosis, Statkraft, EnergoClub Energia dal mare, Aquastat
Quando acqua salata e acqua dolce sono divise da una sottile membrana semi-permeabile si crea un flusso d'acqua dolce verso quella salata. In questo modo è possibile creare una differenza di pressione tra i due contenitori divisi dalla membrana che può raggiungere 12 bar (differenza piezometrica di 120 m circa). Tale differenza di pressione dipende da: tipo di membrana, ampiezza delle superfici della membrana e concentrazione salina. La differenza di pressione può essere utilizzata per produrre energia elettrica (si veda il video 1).
L’energia da osmosi è rinnovabile ed è ovviamente disponibile liberamente in natura come alte fonti energetiche marine elencate nel portale EnergoClub. E' importante evidenziare che questa tecnologia innovativa permetterà di accedere a una parte dei 1.600-1.700 TWh all’anno disponibile in natura, pari al 50% della attuale produzione di energia elettrica dell’interna Unione Europea (si veda il video 2). Si tenga presente che il nostro fabbisogno nazionale attuale è poco oltre i 300 TWh. I paesi del nord europa sono favoriti per quantità di acqua dolce (la Norvegia dispone di quantità 2-3 volte maggiori rispetto l'Italia). In compenso la salinità dei nostri mari è maggiore.
Il contributo delle centrali di potenza ad osmosi potrà interessare tutti i paesi che hanno fiumi che sfociano in mare o negli oceani e, in particolare, dove ci sono zone industriali limitrofe. L’Italia in questo è sicuramente favorita come d’altronde è favorita da altre fonti rinnovabili rispetto ad altri paesi (solare, biomassa). La tecnologia basata sulla osmosi ha enormi vantaggi in termini di silenziosità, impatto sull’ambiente, accettabilità sociale.
La centrale prototipo ad osmosi è il frutto di oltre 10 anni di ricerca della Statkraft e ha una potenza di 25 MW. Il progetto è partito nel 1997 e ha coinvolto parecchi ricercatori di paesi diversi. Dopo l’avvio della prima centrale sono previsti una serie di test ed esperimenti finalizzati ad industrializzare la soluzione per la commercializzazione entro alcuni anni.
Statkraft è una multinazionale dell’energia con un fatturato lordo di 3,1 miliardi di € con 3.200 persone, sedi in 20 paesi e si distingue per aver investito ed investire nelle fonti rinnovabili.
Considerando i tempi di sviluppo dei progetti e delle tecnologie energetiche (quello delle centrali osmosi sembra rapido), l’accettabilità sociale, l’impatto sull’ambiente (e sulle “coscienze” che auspicano l'uso delle fonti rinnovabili), abbiamo buoni motivi di ritenere le centrali ad osmosi preferibili rispetto ad una centrale a carbone o nucleare. Se incertezze ci sono quelle sono per il momento confinate nell’ambito dei costi diretti mentre in quelli indiretti ha già accumulato un vantaggio apprezzabile.
Fonti: Wiki-Omosis, Statkraft, EnergoClub Energia dal mare, Aquastat
Arriva Google Building Maker
Google ha lanciato la sua nuova invenzione chiamata Google Building Maker, una sorta di incrocio tra Google Maps e un giochino di costruzioni con il quale divertirsi a tirare su palazzi in giro per il mondo.
L’applicazione è stata studiata per creare costruzioni per Google Earth, permettendo a tutti di proporre i propri modelli allo staff di Google, che provvederà a scegliere le migliori creazioni inserendole all’interno del software di mappe 3D, visto che l’intenzione finale degli sviluppatori è proprio quello di dotarlo di quanti più modelli tridimensionali possibili degli edifici presenti nelle città.
Al momento Building Maker supporta circa 50 città ed è provabile direttamente via browser visto che non richiede installazioni oltre all’ultima versione di Google Earth: nato come un tool sembra a conti fatti essere più un vero e proprio gioco, da provare.
(Fonte:downloadblog)
L’applicazione è stata studiata per creare costruzioni per Google Earth, permettendo a tutti di proporre i propri modelli allo staff di Google, che provvederà a scegliere le migliori creazioni inserendole all’interno del software di mappe 3D, visto che l’intenzione finale degli sviluppatori è proprio quello di dotarlo di quanti più modelli tridimensionali possibili degli edifici presenti nelle città.
Al momento Building Maker supporta circa 50 città ed è provabile direttamente via browser visto che non richiede installazioni oltre all’ultima versione di Google Earth: nato come un tool sembra a conti fatti essere più un vero e proprio gioco, da provare.
(Fonte:downloadblog)
mercoledì 7 ottobre 2009
Rinvenuta a Roma la Coenatio Rotunda, la stanza che girava come il mondo
La Coenatio Rotunda, la sala da pranzo "rotante" della Domus Aurea, il gioiello della tecnica descritta da Svetonio nella sua biografia dell'imperatore romano, è stata rinvenuta durante i lavori di consolidamento della soprintendenza speciale per i beni architettonici in un'area del colle chiamata Vigna Barberini.
L'importante scoperta è stata annunciata oggi dal sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, dal soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini, dalla direttrice del Palatino, Mariantonietta Tomei.
Si tratta di una stanza dal pavimento di legno appoggiata ad una ruota dal diametro di 12 metri e con un pilastro di quattro metri, che ruotava su sé stessa giorno e notte attraverso cuscinetti a sfera e con il pavimento poggiato sull'acqua. Il cosiddetto piano mobile di appoggio ha rivelato la presenza singolare di tre cavità semicircolari di 23 centimetri di diametro, che hanno fatto ipotizzare il meccanismo su cui poggiava il pavimento di legno e in grado di farlo muovere spinto da un sistema idraulico.
La singolarissima opera è stata realizzata tra il 64 e il 68 d. C., dopo l'incendio di Roma, per impreziosire la Domus Aurea che sorgeva sul Palatino.
Oggi della rotonda dell'intera struttura, che potrebbe estendersi su circa 60 metri di lunghezza, è visibile un tratto del muro perimetrale dello spessore di 2 metri e 10, che disegna un cerchio di 16 metri. Pilone e muri perimetrali dell'intera struttura sono collegati da due serie sovrapposte di archi a raggiera, che coprono rispettivamente il primo piano, ancora in corso di scavo, e un secondo livello. Sono visibili attualmente sette archi: quattro del livello superiore, di cui uno solo integro, e tre di quello inferiore. Al piano superiore si aprono una porta e una finestra.
La stanza è stata rinvenuta all'interno di una sorta di torre eretta a picco sulla Valle del Colosseo, che all'epoca era occupata da un lago artificiale, consentendo una panoramica mozzafiato a 360 gradi dal Campidoglio all'Aventino, dal Celio al Colle della Velia.
La tecnica edilizia, le dimensioni, la disposizione in asse con le strutture già note della Domus Aurea, la tipologia raffinata e portentosa della torre con le arcate, sono tutti dettagli che possono avvalorare una datazione all'epoca neroniana e l'ipotesi della coenatio. Sappiamo che Nerone aveva due architetti eccezionali che, per citare le fonti, facevano quello che in natura era impossibile, Severo e Celere.
Questi hanno fatto architetture di una tale raffinatezza tecnica che ora attendiamo con trepidazione di scoprire il segreto del meccanismo di rotazione: vogliamo scoprire cosa c'è dentro il pilone.
L'importante scoperta è stata annunciata oggi dal sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, dal soprintendente archeologico di Roma Angelo Bottini, dalla direttrice del Palatino, Mariantonietta Tomei.
Si tratta di una stanza dal pavimento di legno appoggiata ad una ruota dal diametro di 12 metri e con un pilastro di quattro metri, che ruotava su sé stessa giorno e notte attraverso cuscinetti a sfera e con il pavimento poggiato sull'acqua. Il cosiddetto piano mobile di appoggio ha rivelato la presenza singolare di tre cavità semicircolari di 23 centimetri di diametro, che hanno fatto ipotizzare il meccanismo su cui poggiava il pavimento di legno e in grado di farlo muovere spinto da un sistema idraulico.
La singolarissima opera è stata realizzata tra il 64 e il 68 d. C., dopo l'incendio di Roma, per impreziosire la Domus Aurea che sorgeva sul Palatino.
Oggi della rotonda dell'intera struttura, che potrebbe estendersi su circa 60 metri di lunghezza, è visibile un tratto del muro perimetrale dello spessore di 2 metri e 10, che disegna un cerchio di 16 metri. Pilone e muri perimetrali dell'intera struttura sono collegati da due serie sovrapposte di archi a raggiera, che coprono rispettivamente il primo piano, ancora in corso di scavo, e un secondo livello. Sono visibili attualmente sette archi: quattro del livello superiore, di cui uno solo integro, e tre di quello inferiore. Al piano superiore si aprono una porta e una finestra.
La stanza è stata rinvenuta all'interno di una sorta di torre eretta a picco sulla Valle del Colosseo, che all'epoca era occupata da un lago artificiale, consentendo una panoramica mozzafiato a 360 gradi dal Campidoglio all'Aventino, dal Celio al Colle della Velia.
La tecnica edilizia, le dimensioni, la disposizione in asse con le strutture già note della Domus Aurea, la tipologia raffinata e portentosa della torre con le arcate, sono tutti dettagli che possono avvalorare una datazione all'epoca neroniana e l'ipotesi della coenatio. Sappiamo che Nerone aveva due architetti eccezionali che, per citare le fonti, facevano quello che in natura era impossibile, Severo e Celere.
Questi hanno fatto architetture di una tale raffinatezza tecnica che ora attendiamo con trepidazione di scoprire il segreto del meccanismo di rotazione: vogliamo scoprire cosa c'è dentro il pilone.
Fonte: ingegneri.info
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