venerdì 4 febbraio 2011

Green street art






Ha tappezzato New York con i suoi graffiti viventi: è Edina Tokodi

Qualcuno ha il dovere di riavvicinare l'uomo alla natura. Qualcuno sente di farlo tramite l'arte. Qualcuno, come Edina Tokodi, di origine ungherese ma residente a New York City ormai da diversi anni, ha deciso di ergerlo a stile di vita e costante del suo lavoro. Così diffonde le sue opere: dagli spazi pubblici agli spazi privati, in tutto il mondo. Tra questi la Brick Lane Gallery di Londra e la Lana Santorelli Gallery di New York; ma ha lavorato anche per la SEPTA (Southeastern Pennsylvania Transportation Authority) di Philadelphia, il Billboard, una mostra di scultura pubblica a Budapest e una mostra personale presso la galleria (Le) Poisson Rouge. E le sue opere sono riconoscibilissime. E' street art, ma non solo: è green street art. Niente bombolette tossiche, niente danni all'ambiente, anzi. Impossibile avere qualcosa da ridire sui suoi "murales". Edina Tokodi infatti, in arte Mosstika, ha scelto di utilizzare solo materiali naturali. Le prime opere erano realizzate con delle piante che coltivava da sola e che utilizzava per creare i suoi cosiddetti “giardini verticali”, grazie all’aiuto di sua madre e di un amico giardiniere. Successivamente ha iniziato a utilizzare il muschio (da qui il suo nome, “moss” che sta per muschio e “tika” che dovrebbe indicare la parola politica, quindi “politica del muschio”) e realizzare degli stencil che hanno come soggetto quasi sempre animali o figure umane. Il muschio viene raccolto dai tronchi degli alberi e dalle pietre che trova nei pressi di casa sua, sempre senza esagerare. Successivamente crea una poltiglia fatta di siero di latte, zucchero e muschio di cui ha trovato la ricetta su internet e alla quale sta lavorando per apportare dei perfezionamenti. Queste opere si adattano all’ambiente e non pretendono di essere indelebili, Un artista che fa della sua arte un messaggio e del suo lavoro una missione. Una che crede nella forza dell'arte, capace di smuovere la gente. E perché no? Di salvare il mondo. Ecco come il rischio ambientale si trasforma in spinta motivazionale. Senza allarmismi. Con proposte.






Fonte: Mixdesign.it

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